A quasi cinquant’anni dalla sua scomparsa don Lorenzo Milani, prete degli ultimi, non smette di interrogarci. Ma vive ancora la scuola di Barbiana? Eraldo affinati, ha dedicato il suo ultimo libro a Don Lorenzo, l'Uomo del futuro, e ieri in un due incontri pubblici a Schio (VI), uno rivolto ai docenti e l'altro alle famiglie, ha cercato di rispondere a questa domanda. Ecco di seguito una sintesi del suo intervento.
<< Don Lorenzo mi ha colpito e toccato nel fondo perché anch'io vengo da una storia particolare: mio padre figlio illegittimo abbandonato dal padre e mia madre arrestata dai nazisti; genitori che avevano fatto solo la quinta elementare. La mia scelta di essere scrittore e insegnante è profondamente legata alla storia dei miei genitori.
Per me è stato importante lavorare alla CITTÀ DEI RAGAZZI di ROMA, mi ha fatto capire che il sogno di un'altra scuola come la voleva Don Milani è possibile: senza voti, senza classi e senza burocrazia, dove gli insegnanti sono capaci di far brillare gli occhi degli studenti.
Sono andato nei luoghi dove ha vissuto don Lorenzo, ma mi è stato insufficiente. Allora sono andato a cercare le Barbiane di oggi nei luoghi più lontani ...il maestro arabo in Marocco, l'educatore messicano che cerca di recuperare un ragazzo tossicomane e rapinatore, la stele di Ellis Island, Hiroshima... in tutti questi luoghi del mondo ho cercato di ritrovare lo spirito del prete di Barbiana.
Nella scuola di oggi bisogna essere veri e autentici, uscire dalla finzione pedagogica che corrode il sistema scolastico. La scuola deve essere percorso di vita e di conoscenza che si deve costruire insieme con le altre agenzie educative (soprattutto le famiglie) in una coralità educativa: un insegnante da solo è destinato al fallimento.
Don Lorenzo era un intellettuale di dimensione europea che ci spinge a "fare baccano", cioè a metterci in gioco e fare qualcosa a prescindere dal risultato che poi si otterrà.
Noi non dobbiamo vivere per frammenti ma dobbiamo vivere cercando un disegno unitario.
Don Lorenzo è diventato se stesso quando ha visto e conosciuto da vicino la povertà culturale... La stessa cosa provo io quando vedo gli immigrati che non parlano l'italiano: ragazzi feriti, dispersi, disorientati. Loro sono i miei allievi preferiti. Chi non ha le parole e incapace di esprimere se stesso: l'intuizione folgorante di don Lorenzo è stata quella di dare la lingua ad una persona, questo è ciò che anche noi dobbiamo perseguire, perchè l'integrazione passa attraverso la lingua.
Purtroppo la scuola in Italia NON È FIGLIA DI DON LORENZO, la scuola della burocrazia, delle griglie, delle caselle e delle prove Invasi non è erede dell'esperienza di Don Milani.
Davanti all'altro (l'immigrato, il profugo) la reazione oggi è di chiusura e rifiuto oppure di avere un sentimento di vergogna davanti alla sua povertà. Questo tumulto etico è una grande occasione: dobbiamo metterci in gioco, ognuno di noi è chiamato in causa come persona.
Cosa significa integrazione? Non basta dare servizi, bisogna includere, bisogna dare qualità al rapporto umano. Questa è la vera strada da seguire anche per evitare fenomeni di radicalizzazione >>
Autore: Concetta Incalza
http://www.eraldoaffinati.it/
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