Un blog per alunni e insegnanti, per condividere idee e materiali, per fare della didattica un'officina di idee.
domenica 29 settembre 2019
venerdì 20 settembre 2019
INCONTRO CON DAVIDE MOROSINOTTO
Di seguito si riporta un breve estratto breve estratto dell'incontro che l'autore ha avuto con studenti e insegnanti presso la libreria "Il colore del grano" di Schio (VI) in data 20 settembre 2019.Si intitolava "La corsa della bilancia" e nel 2009 vendette pochissime copie! Ma si da il caso che quel libro piacque a Pierdomenico Baccalario, così da allora abbiamo spesso lavorato insieme.
Qual è la parte più faticosa del tuo lavoro?
Pensare alla storia è la parte più lunga e faticosa del mio lavoro, mentre scrivere è la più breve. Il lavoro dello scrittore deve essere divertente e nel mio caso lo è.
Che tipo di scrittore sei?
Tutti gli scrittori sono metodici, perché leggono e scrivono tutto il giorno tutti i giorni. Io scrivo non meno di cinque pagine al giorno. Se posso preferisco scrivere al pomeriggio in casa mia, però mi adatto a scrivere anche in viaggio, per esempio in treno. Ci vuole impegno e costanza. Comunque non scrivo mai più di un libro contemporaneamente.
Qual è il percorso che porta alla pubblicazione di un libro?
Il percorso è molto lungo e alla pubblicazione di un testo collaborano molte persone. Per prima cosa lo scrittore invia la bozza all'editore che decide se è interessato a pubblicarlo.
Se è interessato, l'editore passa il testo all'editor che ha il compito di valutare come sistemare la storia contenuta nel libro, inoltre questa figura si occupa anche del riassuntino nella copertina e di eventuali apparati. Poi il titolista assegna un titolo, che può essere spesso diverso da quello che l'autore aveva pensato. l'illustratore si occupa di costruire la copertina. poi il libro deve essere impaginato. Infine il correttore di bozze deve rileggere il libro per trovare errori che sono eventualmente sfuggiti
In pratica lo scrittore crea la prima bozza e poi legge il risultato finale!
Autore: Concetta Incalza
CYBERBULLI AL TAPPETO: intervista a Davide Morosinotto
domenica 24 marzo 2019
FINO A QUANDO LA MIA STELLA BRILLERA'
Incontro con DANIELA PALUMBO, autrice del libro FINO A QUANDO LA MIA STELLA BRILLERA'
La sera in cui a Liliana viene detto che non potrà più andare a scuola, lei non sa nemmeno di essere ebrea. In poco tempo i giochi, le corse coi cavalli e i regali di suo papà diventano un ricordo e Liliana si ritrova prima emarginata, poi senza una casa, infine in fuga e arrestata. A tredici anni viene deportata ad Auschwitz. Parte il 30 gennaio 1944 dal binario 21 della stazione Centrale di Milano e sarà l'unica bambina di quel treno a tornare indietro. Ogni sera nel campo cercava in cielo la sua stella. Poi ripeteva dentro di sé: finché io sarò viva, tu continuerai a brillare.
Di seguito si riporta una breve intervista all'autrice, tratta dall'incontro avuto con gli studenti delle classi terze della Scuola secondaria di I grado A. Fusinato di Schio (VI), in data 13 marzo 2019.
Che persona è Liliana Segre?
Liliana a 88 anni è diventata senatrice della Repubblica italiana e per anni ha partecipato a incontri con i ragazzi nelle scuole per essere testimone della Shoah. Ciò che la caratterizza è che non è un testimone rancoroso, lei porta la vita, lei racconta la SPERANZA di SOPRAVVIVERE nel campo di concentramento, l'AIUTO degli amici di famiglia che hanno rischiato molto per proteggerla.
C'è una richiesta che Liliana le ha fatto quando ha accettato di realizzare questo libro?
Liliana ha voluto che il libro avesse come protagonista la figura di suo papà, a cui era legatissima.
Questo non è il suo unico libro sulla Shoah. Perché?
Io scrivo di Shoah perchè in terza media una mia prof.ssa ci portò al cinema per vedere alcuni documentari sui giorni della liberazione del campo di Auschwitz. Ricordo i corpi accatastati senza quasi avere più sembianze umane. I corpi che vidi erano, per i nazisti, dei "pezzi" definiti "inutili", che non servivano più. L'impatto a 13 anni con quelle immagini è stato terribile. Come è stato possibile? Questa è la domanda che mi ha accompagnata per tutta la vita.
Se lei fosse vissuta nell'epoca fascista sarebbe stata indifferente o no?
Dentro di noi abbiamo una voce che ci dice cosa è giusto. Io posso dirti che avrei voluto essere una persona che si ribella e che si indigna.
A lei questo libro è piaciuto?
Sì. In particolare mi piace l'ultima parte... il non esserci, scomparire, quando tutto era finito... quando nessuno, nemmeno la famiglia voleva ascoltare. Liliana si è autoesclusa, autoemarginata. Solo l'incontro con colui che poi è diventato suo marito le ha permesso di sentirsi di nuovo dentro il mondo e di ricominciare ad amare la vita.
Autore: Concetta Incalza
La sera in cui a Liliana viene detto che non potrà più andare a scuola, lei non sa nemmeno di essere ebrea. In poco tempo i giochi, le corse coi cavalli e i regali di suo papà diventano un ricordo e Liliana si ritrova prima emarginata, poi senza una casa, infine in fuga e arrestata. A tredici anni viene deportata ad Auschwitz. Parte il 30 gennaio 1944 dal binario 21 della stazione Centrale di Milano e sarà l'unica bambina di quel treno a tornare indietro. Ogni sera nel campo cercava in cielo la sua stella. Poi ripeteva dentro di sé: finché io sarò viva, tu continuerai a brillare.
Di seguito si riporta una breve intervista all'autrice, tratta dall'incontro avuto con gli studenti delle classi terze della Scuola secondaria di I grado A. Fusinato di Schio (VI), in data 13 marzo 2019.
Che persona è Liliana Segre?
Liliana a 88 anni è diventata senatrice della Repubblica italiana e per anni ha partecipato a incontri con i ragazzi nelle scuole per essere testimone della Shoah. Ciò che la caratterizza è che non è un testimone rancoroso, lei porta la vita, lei racconta la SPERANZA di SOPRAVVIVERE nel campo di concentramento, l'AIUTO degli amici di famiglia che hanno rischiato molto per proteggerla.
C'è una richiesta che Liliana le ha fatto quando ha accettato di realizzare questo libro?
Liliana ha voluto che il libro avesse come protagonista la figura di suo papà, a cui era legatissima.
Questo non è il suo unico libro sulla Shoah. Perché?
Io scrivo di Shoah perchè in terza media una mia prof.ssa ci portò al cinema per vedere alcuni documentari sui giorni della liberazione del campo di Auschwitz. Ricordo i corpi accatastati senza quasi avere più sembianze umane. I corpi che vidi erano, per i nazisti, dei "pezzi" definiti "inutili", che non servivano più. L'impatto a 13 anni con quelle immagini è stato terribile. Come è stato possibile? Questa è la domanda che mi ha accompagnata per tutta la vita.
Se lei fosse vissuta nell'epoca fascista sarebbe stata indifferente o no?
Dentro di noi abbiamo una voce che ci dice cosa è giusto. Io posso dirti che avrei voluto essere una persona che si ribella e che si indigna.
A lei questo libro è piaciuto?
Sì. In particolare mi piace l'ultima parte... il non esserci, scomparire, quando tutto era finito... quando nessuno, nemmeno la famiglia voleva ascoltare. Liliana si è autoesclusa, autoemarginata. Solo l'incontro con colui che poi è diventato suo marito le ha permesso di sentirsi di nuovo dentro il mondo e di ricominciare ad amare la vita.
Autore: Concetta Incalza
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