Pubblico volentieri uno dei temi sulla PRIMA GUERRA MONDIALE che mi è particolarmente piaciuto. L'elaborato è di Alessia D.Z. (3E) che mi ha gentilmente dato il permesso. Lo pubblico anche affinchè possiate avere un esempio di come doveva essere interpretata la traccia.
Buona lettura!
Pace. Se penso a questa parola mi affiora nella mente
un’epoca “immaginaria”, la Belle Epoque, periodo di pace e tranquillità. Il mio
trisnonno è nato proprio lì: “23 marzo 1881 nasce Domenico Zaltron...” così scrive
nel suo diario. Quando ho letto la frase seguente però ho capito che la pace
per lui è scomparsa a soli 34 anni, quando è stato chiamato a raccolta per
diventare un soldato e combattere per la patria. Sì, la patria, la loro
“madre”, la nostra “madre”; una madre
che si ricorda di noi solo quando c’è una guerra in corso, quando c’è la
pace per lei non esistiamo. “Il 24 ottobre 1915 partimmo …” questo scrive
Domenico. Nel diario non parla della fatica del viaggio e, da come scrive,
sembra quasi che la guerra non sia chissà che cosa, ma la verità è che non lo
capisco perché non so cosa voglia dire combattere corpo a corpo con lo scopo di
uccidere un essere umano uguale a me, non so nemmeno cosa significhi soffrire
per la fame o per il freddo e non ho mai provato la paura di non tornare, non
da un viaggio ma di non tornare a vivere. Di morire. Milioni di soldati sono
partiti per combattere una guerra che non volevano; certo c’erano anche gli
interventisti come Ungaretti, che con le sue poesie, di poche righe ma con un
significato profondo, ci fa comprendere molti aspetti di questa guerra trucida.
<<Non sono mai stato tanto attaccato alla vita>> (Ungaretti, Veglia). La vita un dono che nessuno ha
chiesto e per questo non ci accorgiamo che ciò che abbiamo ora potrebbe sparire
in un istante … e noi con lei. Prima
c’eri e adesso non ci sei più. Svanito nel nulla, dimenticato. Beh, la vita dei
soldati era così. <<Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie>>
(Ungaretti, Soldati). È vero le
foglie cadono e nessuno ci fa caso. I soldati che morivano, per gli alti
ufficiali non erano che oggetti […] della morte di un soldato non importava
nulla ai superiori di grado. Ma allora mi chiedo: “È questo il trattamento che
merita un uomo che ha combattuto con onore per
la patria?!”. No, certo che no! Eppure in guerra era così. La paura. I
soldati devono averne avuta tanta. Imboscate, piani, anche il solo sentir
parlare gli ufficiali doveva farli
tremare. Quando un ufficiale annunciava un ordine non c’era scelta bisognava
eseguirlo e se ci si rifiutava la pena era la fucilazione. Questa è solo una
delle tante ingiustizie nei confronti dei soldati. Un’altra azione scandalosa è
la decimazione. Ogni dieci uomini usciva un soldato, poi un altro e poi un
altro ancora fino a estrarre i soldati che venivano punitivi, anche se
innocenti con la fucilazione. Se si veniva estratti non c’era nessun
escamotage. Si moriva.
Oggi siamo nel 2017, cento anni fa c’è stata la guerra più
grande di sempre, una guerra che ha causato più di otto milioni di morti, una
guerra che lascerà il segno. Per concludere penso che bisognerebbe onorare quei
soldati che sono morti combattendo una guerra che non era loro e bisognerebbe
ringraziare E. Lussu per il suo libro Un
anno sull’altopiano, dal quale è stato tratto il film Uomini contro che dimostra le ingiustizie di questa guerra. A tutti
i caduti : dimostriamo il dovuto onore.
Pubblico qui di seguito altri elaborati sulla PRIMA GUERRA MONDIALE particolarmente interessanti.
La Prima Guerra Mondiale ha causato la distruzione dei terreni agricoli, ei paesaggi una volta splendidi, delle abitazioni. Ma le cose più importanti non sono tanto i beni materiali quanto le vite che sono state spazzate via. Coloro che sono caduti in battaglia hanno avuto una fine tragica e indegna perchè nessuno dovrebbe trovare la morte per mano di guerre a fini politici. <<E' il mio cuore / il paese più straziato>> spiegò Ungaretti nella sua lirica San Martino del Carso. Come hanno testimoniano molti sopravvissuti, gli anni trascorsi nelle tricee hanno devastato le loro coscienze e aumentato le loro paure. Al termine del conflitto hanno trascorso il resto della loro vita nell'angoscia e nel terrore, marcati dalle tragedie e dalle follie compiute spesso per eseguire gli ordini dei loro superiori incompetenti.
In tutti questi anni le guerre hanno portato soltanto distruzioni e massacri. <<Innanzi tutto è importante dire che se le guerre scoppiano per delle ragioni, questo non vuol dire che c'è una buona ragione per fare la guerra>> scrive Toni Capuozzo nel suo libro La guerra spiegata ai ragazzi.
Si creano trattai di pace, si fanno conferenze sull'ambiente, si discute della bellezza di un mondo libero, quando non si smette di fabbricare armi e si continua a rifornire di munizioni i Paesi in conflitto tra loro. Per portare il bene sociale e politico bisognerebbe smetterla con tutto questo odio e agire invece di parlare soltanto. Bisognerebbe abbattere i confini fisici e mentali ed essere aperti culturalmente verso pensieri positivi e speranze.
Ungaretti nella sua poesia Veglia scrive <<Non sono mai stato / tanto / attaccato alla vita>> per spiegare quanto si era sentito fortunato nell'avere ancora con sè quella vita così preziosa.
La Guerra non l'hanno voluta i contadini, non l'hanno scelta i soldati che l'hanno dovuta compbattere. Questa grande tragedia mondiale l'hanno imposta i potenti, non pensando che pure quegli uomini massacrati potessero avere una moglie, dei figli e un futuro. La generazione del 1900 fu sterminata perchè la guerra non ha risparmiato neppure i giovani maggiorenni. Loro, che avevano la possibilità di diventare QUALCUNO nel mondo, sono stati costretti ad abbandonarsi alla morte.
Siamo noi gli artefici del nostro destino e siamo noi che dobbiamo insegnare alle nostre discendenze l'importanza di una vita serena fatta di scoperte, avventure e positività. (NICOL G. 3C)
Pubblico qui di seguito altri elaborati sulla PRIMA GUERRA MONDIALE particolarmente interessanti.
La Prima Guerra Mondiale ha causato la distruzione dei terreni agricoli, ei paesaggi una volta splendidi, delle abitazioni. Ma le cose più importanti non sono tanto i beni materiali quanto le vite che sono state spazzate via. Coloro che sono caduti in battaglia hanno avuto una fine tragica e indegna perchè nessuno dovrebbe trovare la morte per mano di guerre a fini politici. <<E' il mio cuore / il paese più straziato>> spiegò Ungaretti nella sua lirica San Martino del Carso. Come hanno testimoniano molti sopravvissuti, gli anni trascorsi nelle tricee hanno devastato le loro coscienze e aumentato le loro paure. Al termine del conflitto hanno trascorso il resto della loro vita nell'angoscia e nel terrore, marcati dalle tragedie e dalle follie compiute spesso per eseguire gli ordini dei loro superiori incompetenti.
In tutti questi anni le guerre hanno portato soltanto distruzioni e massacri. <<Innanzi tutto è importante dire che se le guerre scoppiano per delle ragioni, questo non vuol dire che c'è una buona ragione per fare la guerra>> scrive Toni Capuozzo nel suo libro La guerra spiegata ai ragazzi.
Si creano trattai di pace, si fanno conferenze sull'ambiente, si discute della bellezza di un mondo libero, quando non si smette di fabbricare armi e si continua a rifornire di munizioni i Paesi in conflitto tra loro. Per portare il bene sociale e politico bisognerebbe smetterla con tutto questo odio e agire invece di parlare soltanto. Bisognerebbe abbattere i confini fisici e mentali ed essere aperti culturalmente verso pensieri positivi e speranze.
Ungaretti nella sua poesia Veglia scrive <<Non sono mai stato / tanto / attaccato alla vita>> per spiegare quanto si era sentito fortunato nell'avere ancora con sè quella vita così preziosa.
La Guerra non l'hanno voluta i contadini, non l'hanno scelta i soldati che l'hanno dovuta compbattere. Questa grande tragedia mondiale l'hanno imposta i potenti, non pensando che pure quegli uomini massacrati potessero avere una moglie, dei figli e un futuro. La generazione del 1900 fu sterminata perchè la guerra non ha risparmiato neppure i giovani maggiorenni. Loro, che avevano la possibilità di diventare QUALCUNO nel mondo, sono stati costretti ad abbandonarsi alla morte.
Siamo noi gli artefici del nostro destino e siamo noi che dobbiamo insegnare alle nostre discendenze l'importanza di una vita serena fatta di scoperte, avventure e positività. (NICOL G. 3C)
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