giovedì 2 marzo 2017

TEMA SU PRIMA GUERRA MONDIALE


Pubblico volentieri uno dei temi sulla PRIMA GUERRA MONDIALE che mi è particolarmente piaciuto. L'elaborato è di Alessia D.Z. (3E) che mi ha gentilmente dato il permesso. Lo pubblico anche affinchè possiate avere un esempio di come doveva essere interpretata la traccia.

Buona lettura!

 
 
Pace. Se penso a questa parola mi affiora nella mente un’epoca “immaginaria”, la Belle Epoque, periodo di pace e tranquillità. Il mio trisnonno è nato proprio lì: “23 marzo 1881 nasce Domenico Zaltron...” così scrive nel suo diario. Quando ho letto la frase seguente però ho capito che la pace per lui è scomparsa a soli 34 anni, quando è stato chiamato a raccolta per diventare un soldato e combattere per la patria. Sì, la patria, la loro “madre”, la nostra “madre”; una madre  che si ricorda di noi solo quando c’è una guerra in corso, quando c’è la pace per lei non esistiamo. “Il 24 ottobre 1915 partimmo …” questo scrive Domenico. Nel diario non parla della fatica del viaggio e, da come scrive, sembra quasi che la guerra non sia chissà che cosa, ma la verità è che non lo capisco perché non so cosa voglia dire combattere corpo a corpo con lo scopo di uccidere un essere umano uguale a me, non so nemmeno cosa significhi soffrire per la fame o per il freddo e non ho mai provato la paura di non tornare, non da un viaggio ma di non tornare a vivere. Di morire. Milioni di soldati sono partiti per combattere una guerra che non volevano; certo c’erano anche gli interventisti come Ungaretti, che con le sue poesie, di poche righe ma con un significato profondo, ci fa comprendere molti aspetti di questa guerra trucida. <<Non sono mai stato tanto attaccato alla vita>> (Ungaretti, Veglia). La vita un dono che nessuno ha chiesto e per questo non ci accorgiamo che ciò che abbiamo ora potrebbe sparire in un istante … e noi  con lei. Prima c’eri e adesso non ci sei più. Svanito nel nulla, dimenticato. Beh, la vita dei soldati era così. <<Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie>> (Ungaretti, Soldati). È vero le foglie cadono e nessuno ci fa caso. I soldati che morivano, per gli alti ufficiali non erano che oggetti […] della morte di un soldato non importava nulla ai superiori di grado. Ma allora mi chiedo: “È questo il trattamento che merita un uomo che ha combattuto con onore per  la patria?!”. No, certo che no! Eppure in guerra era così. La paura. I soldati devono averne avuta tanta. Imboscate, piani, anche il solo sentir parlare gli ufficiali doveva  farli tremare. Quando un ufficiale annunciava un ordine non c’era scelta bisognava eseguirlo e se ci si rifiutava la pena era la fucilazione. Questa è solo una delle tante ingiustizie nei confronti dei soldati. Un’altra azione scandalosa è la decimazione. Ogni dieci uomini usciva un soldato, poi un altro e poi un altro ancora fino a estrarre i soldati che venivano punitivi, anche se innocenti con la fucilazione. Se si veniva estratti non c’era nessun escamotage. Si moriva.
Oggi siamo nel 2017, cento anni fa c’è stata la guerra più grande di sempre, una guerra che ha causato più di otto milioni di morti, una guerra che lascerà il segno. Per concludere penso che bisognerebbe onorare quei soldati che sono morti combattendo una guerra che non era loro e bisognerebbe ringraziare E. Lussu per il suo libro Un anno sull’altopiano, dal quale è stato tratto il film Uomini contro che dimostra le ingiustizie di questa guerra. A tutti i caduti : dimostriamo il dovuto onore.

Pubblico qui di seguito altri elaborati sulla PRIMA GUERRA MONDIALE particolarmente interessanti.










La Prima Guerra Mondiale ha causato la distruzione dei terreni agricoli, ei paesaggi una volta splendidi, delle abitazioni. Ma le cose più importanti non sono tanto i beni materiali quanto le vite che sono state spazzate via. Coloro che sono caduti in battaglia hanno avuto una fine tragica e indegna perchè nessuno dovrebbe trovare la morte per mano di guerre a fini politici. <<E' il mio cuore / il paese più straziato>> spiegò Ungaretti nella sua lirica San Martino del Carso. Come hanno testimoniano molti sopravvissuti, gli anni trascorsi nelle tricee hanno devastato le loro coscienze e aumentato le loro paure. Al termine del conflitto hanno trascorso il resto della loro vita nell'angoscia e nel terrore, marcati dalle tragedie e dalle follie compiute spesso per eseguire gli ordini dei loro superiori incompetenti.
In tutti questi anni le guerre hanno portato soltanto distruzioni e massacri. <<Innanzi tutto è importante dire che se le guerre scoppiano per delle ragioni, questo non vuol dire che c'è una buona ragione per fare la guerra>> scrive Toni Capuozzo nel suo libro La guerra spiegata ai ragazzi.
Si creano trattai di pace, si fanno conferenze sull'ambiente, si discute della bellezza di un mondo libero, quando non si smette di fabbricare armi e si continua a rifornire di munizioni i Paesi in conflitto tra loro. Per portare il bene sociale e politico bisognerebbe smetterla con tutto questo odio e agire invece di parlare soltanto. Bisognerebbe abbattere i confini fisici e mentali ed essere aperti culturalmente verso pensieri positivi e speranze.
Ungaretti nella sua poesia Veglia scrive <<Non sono mai stato / tanto / attaccato alla vita>> per spiegare quanto si era sentito fortunato nell'avere ancora con sè quella vita così preziosa.
La Guerra non l'hanno voluta i contadini, non l'hanno scelta i soldati che l'hanno dovuta compbattere. Questa grande tragedia mondiale l'hanno imposta i potenti, non pensando che pure quegli uomini massacrati potessero avere una moglie, dei figli e un futuro. La generazione del 1900 fu sterminata perchè la guerra non ha risparmiato neppure i giovani maggiorenni. Loro, che avevano la possibilità di diventare QUALCUNO nel mondo, sono stati costretti ad abbandonarsi alla morte.
Siamo noi gli artefici del nostro destino e siamo noi che dobbiamo insegnare alle nostre discendenze l'importanza di una vita serena fatta di scoperte, avventure e positività. (NICOL G. 3C)

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