lunedì 27 febbraio 2017


CONCORSO FOTOGRAFICO GITA A ROMA

 
OBIETTIVO DELL’ATTIVITÀ PROPOSTA
 
Questa attività, finalizzata alla uscita didattica a Roma, ha permesso ai ragazzi di limitare l’uso eccessivo del cellulare per fotografare e capire il vero significato che questa azione può avere, cioè cogliere e bloccare un istante con le sue emozioni e sensazioni. Una foto può fissare un’emozione nel tempo per se ma anche per condividerlo con gli altri.
Speriamo che voi ragazzi abbiate colto come la fotografia possa diventare una forma di comunicazione
che va oltre ogni linguaggio verbale, proprio come ogni forma di espressione artistica, dalla musica alla pittura.
La fotografia diventa così mostrare a tutti con tanta voglia quel qualcosa di magnifico e travolgente che si ha davanti agli occhi. La vera foto ha grande valore quando è frutto di un pensiero che vuole rendere immortale un attimo del nostro vissuto.
 

VINCITORI DEL CONCORSO:
PROBLEMI AMBIENTALI: vince la foto n. 1
BELLEZZE ARTISTICHE: vince la foto n. 7
SPIRITO DI GRUPPO: vince la foto n. 9
ELENCO COMPLETO:
PROBLEMI AMBIENTALI: la foto n. 1 ha ottenuto 23 voti, la foto n. 2 ha ottenuto 22 voti, la foto n. 3 ha ottenuto 20 voti, la foto n. 4 ha ottenuto 19 voti.
BELLEZZE ARTISTICHE: la foto n. 5 ha ottenuto 24 voti, la foto n. 6 ha ottenuto 16 voti, la foto n. 7 ha ottenuto 29 voti, la foto n. 8 ha ottenuto 16 voti.
SPIRITO DI GRUPPO: la foto n. 9 ha ottenuto 33 voti, la foto n. 10 ha ottenuto 28 voti, la foto n. 11 ha ottenuto 11 voti, la foto n. 12 ha ottenuto 11 voti.

domenica 26 febbraio 2017

OFFICINA DELLE IDEE: compito di realtà sui SOCIAL NETWORK


Educazione alla cittadinanza: la funzione delle norme e regole.

 

COMPITO DI REALTA’: Esistono regole per il mondo virtuale?

Sul sito internet del nostro Istituto Comprensivo il Dirigente Scolastico ha pubblicato la foto di messaggi che si sono scambiati alcuni alunni della scuola media su Whatsapp: messaggi irriferibili, tali per turpiloquio e violenza verbale da mettere in imbarazzo gli adulti. Il preside pubblica il contenuto dei post, senza ovviamente mettere in piazza gli autori, e aggiunge una lettera aperta che spiega, altrettanto pubblicamente, il senso della sua sofferta decisione. 
Ecco un estratto della lettera …

 «CI SIAMO STUFATI. Dopo molte esitazioni scelgo di pubblicare alcuni messaggi che due nostri alunni si sono scambiati su un gruppo Whatsapp di una delle nostre classi delle medie. Lo faccio perché siamo stufi. Siamo stufi di questo assurdo mondo parallelo che ci inquina; siamo stufi dell’uso sconsiderato e irresponsabile delle parole; siamo stufi dell'assenza degli adulti. E non vogliamo più sentire che era solo uno scherzo, un gioco, che non immaginavamo, che non sapevamo. E’ ora di chiedersi se questo è quello che vogliamo dai nostri ragazzi e agire di conseguenza. E’ ora di prendere in mano il cellulare dei nostri figli, di guardarci dentro (perché la privacy nell’educazione non esiste), di reagire, di svolgere in pieno il nostro ruolo di adulti, senza alcuna compiacenza, tolleranza o, peggio,  complicità. Non serve andare dal preside e chiedere cosa fa la scuola quando la vittima di turno non ha più il coraggio di uscire di casa. E’ troppo tardi. Cominciamo a fare qualcosa tutti. Ora». […]

Attività:
PRIMO STEP

Svolgi un’indagine sull’esistenza di “gruppi whatsapp tra gli alunni di almeno due classi terze della tua scuola, e sul modo in cui viene usato (passarsi i compiti, dialogare con i compagni, …).

 
SECONDO STEP

Produci un grafico che ne illustri il risultato, completo di spiegazione e legenda. I grafici devono essere realizzati con EXCELL o in WORD.


TERZO STEP

Elabora almeno 5 regole che ogni partecipante ad un gruppo whatsapp di classe dovrebbe seguire per far sì che il mezzo sia usato in modo positivo. Per fare questo utilizza WORD e l’opzione “forme” .

QUARTO STEP

Scrivi una lettera al Dirigente scolastico in cui illustri il risultato e dell’indagine e proponi la tua soluzione al problema dell’uso sconveniente dei gruppo whatsapp da parte degli alunni della tua scuola. La lettera deve essere scritta in WORD, carattere “verdana 11”, interlinea 1,5.

 
TEMPO A DISPOSIZIONE: 1 mese.

RICORDA: Tutto il lavoro deve essere stampato e consegnato all’insegnante inserito in una cartellina di cartoncino intestata con il tuo nome e cognome, classe, anno scolastico e titolo del progetto. 

COMPETENZE DA RILEVARE

Competenze chiave
Profilo delle competenze
abilità
conoscenze
Comunicazione nella madrelingua o lingua di istruzione.
Comprendere enunciati e testi di una certa complessità, esprime le proprie idee, usa un registro linguistico appropriato.
Produrre testi adeguando le forme espressive al destinatario allo scopo e alla situazione
Lettera formale ed informale.
Competenze digitali.
Usa le tecnologie della comunicazione per ricercare e analizzare dati ed informazioni.
Produrre testi e presentazioni digitali.
Word,Power Point, Excell.
Imparare ad imparare.
Ricerca e procura nuove informazioni e si impegna in nuovi apprendimenti anche in modo autonomo.
Ricercare, selezionare e mettere in relazione informazioni per costruire testi e presentazioni organici e coerenti
Strutture inerenti le varie tipologie testuali
Competenze sociali e civiche.
Si orienta nello spazio e nel tempo dando espressione a curiosità e ricerca di senso; osserva ed interpreta ambienti, fatti, fenomeni.
- Rielaborare e confrontare le informazioni in modo critico.
-Argomentare le proprie riflessioni e operare collegamenti.
-Formulare un proprio pensiero, saperlo sostenere
Testi di vario tipo.

 



 

giovedì 23 febbraio 2017

IL DRAMMA DELLE SPOSE BAMBINE
Gli alunni delle classi terze della Scuola secondaria di I grado Fusinato incontrano
AMANI EL NASIF
 
 
 
 


La discriminazione femminile è una piaga mondiale che considera la donna inferiore all’uomo a livello economico, culturale e sociale.


In alcuni Paesi le donne sono destinate solamente al ruolo di mogli e madri, devono stare in casa ad accudire i figli, non hanno accesso all’istruzione e sono tenute nell’ignoranza.


Nella società occidentale le donne sono una parte fondamentale: svolgono molti lavori uguali a quelli degli uomini, sono istruite, possono aspirare a diventare piloti di aerei, dirigenti di grandi aziende, hanno il diritto di voto e sono rispettate. La donna col passare del tempo ha dimostrato di essere  dotata di intelligenza e determinazione tanto da poter intraprendere qualsiasi professione intellettualmente impegnativa, anche se in alcuni campi deve ancora lottare contro la discriminazione di molti maschilisti.

Purtroppo nel mondo non tutte le donne hanno ottenuto questa indipendenza e questi diritti: nei Paesi di religione islamica, per esempio, la donna è costretta a matrimoni precoci (spose bambine) senza poter esprimere la propria opinione.
È stato il caso di Amani portata in Siria dalla sua famiglia per obbligarla ad un matrimonio con un uomo più grande di lei.
Amani però  si ribella, alza la voce e in preda alla disperazione tenta anche il suicidio, ma viene sempre fermata e … picchiata.
Del libro “Siria mon amour” abbiamo ammirato il coraggio e la forza di questa ragazza, che ha avuto il coraggio della ribellione e così ha ottenuto la libertà.
(Elisa B., classe 3C)
 
Spose bambine, nessuna festa per i diritti.
Il matrimonio precoce non fa la felicità. Nei calcoli sul livello di sviluppo dei Paesi abbassa gli indici, è considerato spia di malessere, segnale  di scarsa attenzione all’infanzia. Ed è anche una violazione dei diritti umani. Eppure è prassi  diffusa in molta parte del mondo, sperimentata da 700 milioni di donne. In Niger il 77%  della popolazione femminile tra i 20 e i 49 anni è andata in sposa prima di diventare maggiorenne. La stessa sorte è toccata solo al 5% degli uomini. La questione in Ciad come in Bangladesh, riguarda prevalentemente le bambine. << È una questione di disuguaglianza di genere – sottolinea il dossier Unicef sul tema – e riflette norme sociali che perpetuano la discriminazione contro le ragazze>>.
Sono paletti fissati a Occidente certo, che non tengono conto delle usanze locali, dell’antropologia, della necessità. Ma ruotano attorno alla tutela dei bambini, sulla quale tutti i Paesi Onu hanno concordato alla Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 1989. Se ci fossero dubbi, basterebbe un dato: i matrimoni precoci sono più diffusi tra i poveri che tra i ricchi. In India l’età media del primo sposalizio è di 19,7 anni tra le ragazze benestanti; scende al 15,4 nei quartieri depressi.
Non è solo tradizione, allora: è mancanza d’alternative. Tra i profughi siriani impantanati in Libano una  sposa bambina diventa una risorsa quando i risparmi sono finiti e le possibilità di lavoro sono pari a zero: serve a garantirsi l’affitto di un campo o a ripianare il debito col proprietario. Con quali conseguenze? <<Alle ragazze – continua il rapporto Unicef – non viene solo negata l’infanzia. Sono spesso socialmente isolate, tagliate fuori dalla famiglia e dagli amici; con opportunità limitate di istruzione e impiego>>. Una generazione in balìa di mariti adulti che non s’aspettano di dover provvedere alla loro crescita. In Malawi i due terzi delle donne non sono andate a scuola e sono state sposate minorenni. Spesso diventano madri bambine e hanno precocemente tanti figli a cui badare. In Nepal, un terzo delle donne tra i 20 e i 24 anni andate in moglie prima dei 15 anni hanno partorito tre o più volte; in confronto all’1% delle loro coetanee sposate maggiorenni. Senza contare le implicazioni sanitarie di gravidanze adolescenti.
Lentamente, si registra qualche progresso. Negli anni Ottanta era una giovane donna su 3, oggi una su 4. In Africa e in Asia soprattutto. Ma anche in Italia.
 
Alessandra Coppola, in La lettura, domenica 30 giugno 2016