IL DRAMMA DELLE SPOSE BAMBINE
Gli alunni delle classi terze della Scuola secondaria di I grado Fusinato incontrano
AMANI EL NASIF
La
discriminazione femminile è una piaga mondiale che considera la donna inferiore
all’uomo a livello economico, culturale e sociale.
In alcuni
Paesi le donne sono destinate solamente al ruolo di mogli e madri, devono stare
in casa ad accudire i figli, non hanno accesso all’istruzione e sono tenute
nell’ignoranza.
Nella
società occidentale le donne sono una parte fondamentale: svolgono molti lavori
uguali a quelli degli uomini, sono istruite, possono aspirare a diventare
piloti di aerei, dirigenti di grandi aziende, hanno il diritto di voto e sono
rispettate. La donna col passare del tempo ha dimostrato di essere dotata di intelligenza e determinazione tanto
da poter intraprendere qualsiasi professione intellettualmente impegnativa,
anche se in alcuni campi deve ancora lottare contro la discriminazione di molti
maschilisti.
Purtroppo
nel mondo non tutte le donne hanno ottenuto questa indipendenza e questi
diritti: nei Paesi di religione islamica, per esempio, la donna è costretta a
matrimoni precoci (spose bambine) senza poter esprimere la propria opinione.
È stato il
caso di Amani portata in Siria dalla sua famiglia per obbligarla ad un
matrimonio con un uomo più grande di lei.
Amani
però si ribella, alza la voce e in preda
alla disperazione tenta anche il suicidio, ma viene sempre fermata e …
picchiata.
Del libro
“Siria mon amour” abbiamo ammirato il coraggio e la forza di questa ragazza,
che ha avuto il coraggio della ribellione e così ha ottenuto la libertà.
(Elisa B., classe 3C)
Spose
bambine, nessuna festa per i diritti.
Il
matrimonio precoce non fa la felicità. Nei calcoli sul livello di sviluppo dei
Paesi abbassa gli indici, è considerato spia di malessere, segnale di scarsa attenzione all’infanzia. Ed è anche
una violazione dei diritti umani. Eppure è prassi diffusa in molta parte del mondo,
sperimentata da 700 milioni di donne. In Niger il 77% della popolazione femminile tra i 20 e i 49
anni è andata in sposa prima di diventare maggiorenne. La stessa sorte è
toccata solo al 5% degli uomini. La questione in Ciad come in Bangladesh,
riguarda prevalentemente le bambine. << È una questione di disuguaglianza
di genere – sottolinea il dossier Unicef sul tema – e riflette norme sociali
che perpetuano la discriminazione contro le ragazze>>.
Sono
paletti fissati a Occidente certo, che non tengono conto delle usanze locali,
dell’antropologia, della necessità. Ma ruotano attorno alla tutela dei bambini,
sulla quale tutti i Paesi Onu hanno concordato alla Convenzione sui diritti
dell’infanzia e dell’adolescenza del 1989. Se ci fossero dubbi, basterebbe un
dato: i matrimoni precoci sono più diffusi tra i poveri che tra i ricchi. In
India l’età media del primo sposalizio è di 19,7 anni tra le ragazze
benestanti; scende al 15,4 nei quartieri depressi.
Non
è solo tradizione, allora: è mancanza d’alternative. Tra i profughi siriani
impantanati in Libano una sposa bambina
diventa una risorsa quando i risparmi sono finiti e le possibilità di lavoro
sono pari a zero: serve a garantirsi l’affitto di un campo o a ripianare il
debito col proprietario. Con quali conseguenze? <<Alle ragazze – continua
il rapporto Unicef – non viene solo negata l’infanzia. Sono spesso socialmente
isolate, tagliate fuori dalla famiglia e dagli amici; con opportunità limitate
di istruzione e impiego>>. Una generazione in balìa di mariti adulti che
non s’aspettano di dover provvedere alla loro crescita. In Malawi i due terzi
delle donne non sono andate a scuola e sono state sposate minorenni. Spesso
diventano madri bambine e hanno precocemente tanti figli a cui badare. In
Nepal, un terzo delle donne tra i 20 e i 24 anni andate in moglie prima dei 15
anni hanno partorito tre o più volte; in confronto all’1% delle loro coetanee
sposate maggiorenni. Senza contare le implicazioni sanitarie di gravidanze
adolescenti.
Lentamente,
si registra qualche progresso. Negli anni Ottanta era una giovane donna su 3,
oggi una su 4. In Africa e in Asia soprattutto. Ma anche in Italia.
Alessandra Coppola, in La lettura,
domenica 30 giugno 2016