Luigi Garlando ha scelto per il suo libro un personaggio diventato
icona, un simbolo per coloro che sono nati dopo gli anni Sessanta. Gli
adolescenti di oggi vedono il viso del Che sventolare sulle bandiere o stampato sulle
magliette, ma non lo conoscono. Teniamo anche conto che non sempre i programmi
scolastici arrivano a toccare la rivoluzione cubana. A rimediare a questo vuoto
ci ha pensato Garlando che ricostruisce nel suo “L’estate che conobbi il Che” la storia di questo eroe rivoluzionario
calandola nell’attualità, attraverso il racconto di un nonno che vuole educare
il proprio nipote a essere vicino ai più poveri, agli oppressi. Perché l’oppressione
può avere diverse facce, quella delle persone soggiogate dalla tirannide e
dalla dittatura, dalla povertà, dalla crisi economica, dalla perdita del posto
di lavoro…
Cesare, il piccolo protagonista
del libro, conoscerà la storia di questa figura “con la barba, i capelli lunghi
e la stella a cinque punte” che pare somigliare a Gesù Cristo e imparerà che “un
vero uomo deve sentire sulla propria guancia il dolore degli schiaffi che
prende un altro uomo” più debole. Una lezione di vita sicuramente attuale
calata anche dall’autore nella realtà della perdurante crisi economica e delle
conseguenze nefaste della globalizzazione e della delocalizzazione… “perché perdere
il lavoro è brutto come perdere la salute […] Ti senti una cosa inutile, un
mobile rotto buttato in soffitta. Devi chiedere dei sacrifici alla tua famiglia
quando invece vorresti regalarle il meglio che c’è al mondo” (cit. )
Garlando non si smentisce, il suo è un romanzo coinvolgente, appassionante e scorrevole, animato (come gli altri libri dell'autore) da
temi come il rispetto, la giustizia, la legalità, la passione civile, l’impegno
e l’uguaglianza. Un libro che farà riflettere
e crescere i nostri figli, così come Cesare cresce grazie al rapporto
con il nonno.
Autore: Concetta Incalza
Autore: Concetta Incalza